Testimonianze - Parte quinta

 

Le mie lettere scritte a Padre Gabriele, da quando nel 1968 ne conobbi l'esistenza provvidenziale, non si contarono più. Nel bene e nel male che mi circondavano quotidianamente; ogni strana circo­stanza era buona per confidarla a Lui, a Padre Gabriele, epistolarmente!

Ricordo qui della volta che gli scrissi una curiosa letterina dove l'implo­ravo di pregare il Cielo affinché esaudisse il mio desiderio di vedere aumentare il mio peso corpo­reo che allora non superava i 48 kg! Questo ritor­nello del mio peso glielo ripetevo in quasi tutte le mie lettere, perché ci tenevo tanto ad essere fisicamente “un po' più pesante”. Ebbene, dopo qualche anno, il mio peso è aumen­tato poco a poco fino a raggiungere quello attuale di 65 chilogrammi!

Vedete quanto possono arrivare a fare le preghiere dei Santi? Perfino ad esaudire le richieste più assurde dei loro fedeli!...

Luca Marchese – Palermo

 

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Giorni fa passando dalla chiesa di P.zza Salerno ho preso il periodico “La Via della Carità”. Con molto piacere ho letto che Padre Gabriele è ancora pre­sente con tutto il suo sorriso e con tutta la sua carità. Vi voglio raccontare come ho conosciuto Padre Gabriele nel 1983.

Passavo per caso dalla chiesa con mio marito, poiché da anni ero in cura lì nei pressi, al centro di ematologia di Via Benevento, per una seria malattia alle ossa. Quella mattina ero piutto­sto depressa, giacché facevo delle cure molto forti che mi facevano stare male. Con mio marito deci­demmo di dire una preghiera alla Madonna affin­ché ci aiutasse in questa lunga storia ed entrando, notammo subito sulla sinistra una lunga fila; curiosi ci mettemmo anche noi in fila e nel frat­tempo chiedemmo ad una signora dove condu­cesse e lei ci spiegò che portava da Padre Gabriele il quale dava la benedizione.

Quella fila mi sembrò un segno di Dio, avevo pro­prio bisogno di una benedizione particolare. Con molta emozione arrivammo in un piccolo stanzino dove Padre Gabriele ci chiese quale era il nostro problema; quindi mi disse che avrebbe pre­gato per me. Presi molto coraggio nel sentire che una persona si univa alle nostre preghiere.

Dopo qualche mese stavamo a Montecelio ove da alcuni anni abbiamo una casetta per le vacanze e decidemmo di fare una passeggiata a Poggio Cesi Che si trova lì vicino.

Vedendo della gente cercammo di capire cosa facessero e così sapemmo che c'era stata la Via Crucis e che Padre Gabriele ormai si era ritirato su in alto. Questo nome non ci sembrò nuovo e ci chiedemmo cosa ci facesse qui Padre Gabriele e se era la stessa persona conosciuta a Roma. Spinti dalla curiosità arrivammo su in alto fino al can­cello che era chiuso; c'era però una piccola cam­pana e mio marito la suonò; dopo un istante apparve Padre Gabriele, il quale sembrava che ci conoscesse da sempre e ci disse: “Aspettate che vi tiro la chiave” e così fece; noi un po' timidi aprimmo e salimmo verso la sua abitazione.

C'era con noi Manuela la nostra bimba di otto anni. Padre Gabriele fu molto felice di vederci, ci fece visitare la sua casetta, ci mostrò il belvedere da dove nei giorni sereni riusciva a vedere il “Cupolone”. Ci espresse la gioia di stare in quel luogo, ma anche l'ansia di ritornare la mattina alle 5 fra la gente che aveva bisogno di Lui a Roma. Ci raccontò di come fosse arrivato a Poggio Cesi, della sua prima roulotte buttata giù dai buoi. Quando ci congedammo da Lui, eravamo tutti e tre molto sereni e felici.

Mio marito, che è pittore, aveva una stampa di una Madonna del ‘600 e decise subito che l'avrebbe regalata a Padre Gabriele.

Da allora non l'abbiamo più rivisto ma il nostro pen­siero andava spesso a quell'eremo. Una notte mio marito lo ha sognato che gli diceva: “Placido, stai tranquillo per tua moglie”. Io sono guarita, la malattia continua a fare il suo corso ma sono cre­sciuta nella fede e nella speranza di guarire. Padre Gabriele mi ha fatto una promessa ed oggi ritro­vandolo sulla mia strada, sento che mi è vicino. Infatti giorni fa di nuovo disperata perché sem­brava che dovessi ricominciare altre terapie, ho pregato con tutto il cuore Padre Gabriele affinché mi aiutasse; ancora una volta mi ha porto la mano: per il momento nessuna terapia.

Ringrazio Padre Gabriele e la sua infinita bontà e vi prego di ringra­ziarlo anche voi con me, voi che avete la fortuna di stargli vicino e di seguire i suoi insegnamenti.

E’ un angelo di Dio. Gloria a Dio!

Clara Ielpo – Roma

 

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L'amico Carmelo Carlizzi mi ha più volte gentil­mente sollecitato a scrivere qualche cosa sui miei ricordi dell'amatissimo Padre Gabriele, ma sino ad oggi ho sempre provato quasi un senso di incon­scio pudore a parlare e ad esternare quello che sento per Lui, per la sua venerata memoria e, soprattutto, a raccontare i tanti lieti e tristi ricordi che mi legano a Lui.

Conobbi Padre Gabriele, su insistenza della mia compianta sorella Luigia, alcuni mesi dopo che avevamo perduto sulla terra un'altra grande anima di Dio: Padre Pio.

Ricordo ancora perfettamente il primo incontro di pomeriggio in quel minuscolo ambientino nella sacrestia dove a stento ci entravamo in quattro: Padre Gabriele, mia madre, mia sorella ed io; mi accolse tanto affettuosamente e ci trattenne a lungo. Ad un certo punto mentre parlavamo di varie cose si interruppe e con il suo fare autorita­rio ed affettuoso mi disse: "Tu sei ingegnere, vero? Da ora in poi sarai anche il mio ingegnere". Io guardai meravigliato, se si vedeva spuntare dal mio taschino della giacca il regolo calcolatore che porto sempre con me, ma non si vedeva niente!

Da allora centinaia di volte sono andato da Lui nelle gioie e nei dolori della vita e sempre sono ritornato se non altro rasserenato e rafforzato. Tante volte mi telefonava la mattina prestissimo e scherzando cominciava la telefonata dicendo: "Ti ho buttato giù dal letto..."; era sempre per me una immensa gioia ed un immeritato onore poter fare qualche modesta cosa per Lui.

Ho avuto dal Padre tante e tante prove di immeri­tato affetto e di stima con le sue confidenze che ancora oggi al ricordo mi commuovono ed ancora oggi non riesco a capire perché proprio io abbia avuto un simile privilegio.

Non è facile parlare delle tantissime prove di cui sono stato testimone, della sua superiorità spiri­tuale, del suo dono della profezia, della potenza della sua intercessione, anche perché penso che ognuno di noi, che ha avuto la grazia di conoscere un simile uomo, sia già più che certo di chi fosse veramente Padre Gabriele ed avrà tante e tante cose da ricordare e da raccontare soprattutto a sè stesso.

Sapeva essere, a seconda della circostanza, severo come un San Paolo o dolce come un angelo, ma sempre per lenire le nostre pene, per correggere i nostri errori e soprattutto perché ci amava vera­mente in Dio.

Ricordo ancora il tristissimo pomeriggio che, a noi figli increduli e sbigottiti, annunciò la prossima ed inaspettata morte della nostra amatissima madre, come pure la sua affettuosa e fraterna assistenza, anche con ripetute visite a mia madre, in quel lungo e tristis­simo travaglio.

Forse un giorno riuscirò a raccontare di più, per ora concludo queste poche righe augurandomi solo che dal Cielo, nella sicura Gloria Divina, con­tinui a volerci bene come ce lo ha voluto sulla terra anche senza che noi lo avessimo meritato.

Saverio Bersani – Roma

 

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Gentile signora Gabriella, la mia offerta è ben poca cosa, mentre grande è l'affetto e la gratitudine che nutro per Padre Gabriele, cui mi rivolgo mattina e sera nelle mie preghiere. Egli ha fatto tanto per me.

Nel 1969, in un periodo di straziante dolore, sono andata da Lui: poco prima, il mio secondo figliolo, di soli 12 anni e otto mesi, tornando in bicicletta con un compagno dall'oratorio salesiano, era tor­nato a Dio nel corso di un violento scontro con una automobile.

Presso Padre Gabriele, inginocchiata davanti a Lui, ho ritrovato il conforto di un lungo pianto, mentre Egli mi diceva che il bimbo era di certo in Paradiso e che avrebbe pensato Lui ad aiutarmi. Da allora siamo stati sempre in corrispondenza e sono dolente di non aver conservato le sue lettere, in quanto il mio modesto obolo l'ho sempre inviato “sottobanco” perché mio marito non concepiva queste cose.

Il tempo è passato, il dolore ha cambiato forma perché sento la mia creatura sempre con me ed ogni mattina la incontro nella Comunione...

Luisa Intoppa – Lucca

 

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Padre Gabriele è stato ed è tuttora il mio aiuto, il mio sostegno, il mio conforto; in ogni mia ne­cessità, mi rivolgo a Lui, e sempre mi soccorre.

Come l’ho incontrato? Mi fu dato il suo numero, tele­fonico 06/854473, circa venti anni or sono da una signora che incontrai per caso nella sagrestìa di una chiesa mentre attendevamo assieme un sacer­dote dal quale io pensavo di ricevere aiuto nella disperata situazione familiare in cui allora mi trovavo (mio marito stava per abbandonarmi con i miei quattro figli).

Non attesi più il sacerdote, andai in una cabina telefonica e formai il numero, sbagliandolo; lo ri­feci e quando la voce del Padre si fece udire, mi disse subito: "Hai sbagliato numero, il mio è 854473". Rimasi meravigliata e non proferii che po­che parole su quanto avrei voluto dire, perché fu il Padre stesso ad illustrarmi i particolari di quan­to mi stava accadendo e di come avrei dovuto agi­re conseguentemente.

Uscita da quella cabina telefonica, mi sentii diver­sa, più serena, decisa a scegliere mio malgrado la via che mi veniva indicata senza quella sofferen­za atroce che mi attanagliava al punto di non es­sere neppure capace di ragionare con lucidità.

Il Padre mi seguì con tanta comprensione e potei tro­vare un lavoro e un po’ di serenità.

Nelle perplessità dell’inizio del lavoro, il Padre mi diceva: "Vai... Vai... e quando hai bisogno chiama­mi!". Quante volte l’ho invocato nei miei proble­mi d’ufficio! Ma ogni volta ho superato gli ostacoli con la massima facilità.

Sempre raccomando a Lui oltre che i miei figli e nipoti, anche le persone di cui vengo a sapere che si tro­vano in particolari necessità.

Ecco alcuni esempi:

I° - Il sig. Aldo Lombardi di Rimini (che ritengo po­trà testimoniare in merito, in quanto sempre ne riparliamo ogni anno quando ci incontriamo per le ferie estive), padre di cinque figli, al mio arrivo per la villeggiatura mi si fece incontro quasi dispe­rato perché la moglie, signora Saura, era ricoverata in ospedale a Bologna con un fibroma che doveva essere operato d’urgenza; non avrebbe però potuto supe­rare l’operazione perché il cuore era in cattive con­dizioni.

Io, che ogni cosa la chiedevo al Padre, gli dissi: "Perché non telefona a Padre Gabriele?!" e gli diedi il numero telefonico.

Il signor Aldo, persona piena di fede, telefonò immediatamente. Il Padre gli dis­se: “Domani vai a Bologna e di' ai medici di rin­forzare alla meglio il cuore e di operare subito”.

Il signor Aldo andò subito; io passai la not­te parecchio agitata perché in ansia per quanto sa­rebbe potuto accadere alla signora Saura, ma al ri­torno il signor Aldo mi riferì che appena arrivato al­l’ospedale, un medico lo aveva avvicinato dicen­dogli: “Ieri sera ho pensato di rinforzare il cuore e di operare subito”. Erano le stesse parole del Pa­dre!

La signora Saura è stata operata, è guarita perfet­tamente, ora è nonna e gode ottima salute.

II° - Per una mia conoscente che da tempo soffri­va dolori allo stomaco, ma dalle cui lastre non si riusci­va a formulare alcuna diagnosi, né dalle cure ot­teneva alcun beneficio, telefonai al Padre, pregan­dolo di aiutarla; ma Egli mi disse: “Pregherò, ma quella è un’anima pronta per il Cielo!”.

In seguito le fu diagnosticato un cancro allo stomaco ed in bre­ve raggiunse il Cielo.

III° - Venuta a conoscenza che una famiglia nel no­stro condominio viveva ore di disperata angoscia perché al capo famiglia era stato diagnosticato un tumore maligno alla gola e che avrebbe dovuto su­bire l’asportazione delle corde vocali, mi rivolsi a Padre Gabriele con la certezza che mi avrebbe ascoltata; intensificai le mie preghiere quando sep­pi che era entrato in clinica per l’intervento ed at­tendevo con ansia notizie dell’infermo.

La mia me­raviglia fu tanta quando mi venne riferito che per un banale motivo aveva lasciato la clinica e si era recato a Padova da altro medico per una nuova vi­sita e nuova diagnosi.

Là fu operato ma gli fu evitata l’asportazione to­tale delle corde vocali, in breve tornò in famiglia e riprese il suo lavoro: a distanza di due anni go­de buona salute e parla normalmente.

IV° - Circa due mesi fa, il sig. Cadossi di Parma, nostro tecnico delle macchine d’ufficio, mi riferì che sua moglie, che aveva subìto un intervento chi­rurgico, dopo essere stata dimessa dall’ospedale si era di nuovo aggravata e avrebbe dovuto rien­trare in clinica per un nuovo intervento. Io, come faccio con tutti quelli che mi narrano i loro guai, gli diedi la foto del Padre e le preghiere dicendo: “Non si preoccupi, ci pensa Padre Gabriele!”. Il sig. Cadossi l’accettò volentieri, ed ho saputo in seguito che la moglie non aveva più avuto bisogno né di ricovero né d’intervento.

V° - Due miei conoscenti che si trovavano in dispe­rate condizioni, uno per un infarto all’intestino, l’altro per leucemia fulminante, grazie all'intervento di Padre Gabriele si sono ristabiliti e attualmente sono in discrete condizioni di salute.

VI° - Una mia conoscente che disperata mi chie­deva come fare perché aveva avuto lo sfratto dal­l’abitazione e non aveva molte possibilità per trovare un nuovo decoroso alloggio, appena pochi giorni dopo che le avevo dato la foto del Padre ha trova­to un alloggio bello e conveniente.

Poi... c’è la storia del quadrifoglio che non so se può essere per tutti attendibile o significativa, ma la voglio raccontare ugualmente.

Pregavo il Padre da tanto tempo perché il mio ni­potino potesse essere accettato in una scuola pri­vata dove avrebbe potuto avere maggiore assisten­za, ma sempre mi veniva risposto che il numero era al completo e pertanto non veniva accettato. Io ero mol­to dispiaciuta di ciò, e sempre insistevo col Padre perché mi aiutasse.

Un giorno in campagna, pensavo al mio nipotino e pregavo il Padre, ad un certo momento ho det­to: “Padre... questa volta mi deve proprio aiu­tare! Per favore, mi dica se almeno mi sente! Mi dia un segno... mi faccia trovare un quadrifo­glio!”. Mi sono girata intorno ed ecco, il quadrifoglio era lì, ai miei piedi.

Il mio nipotino in seguito è stato ac­cettato, e oggi si trova benissimo.

Quando vengo a conoscenza di persone che si tro­vano in particolari casi di bisogno, subito mi ri­volgo a Padre Gabriele raccomandandogli specialmen­te i casi più gravi o più pietosi, e posso affermare che sempre, dico sempre, vi sono stati miglioramenti o risoluzioni dei diversi casi.

Nella Poluzzi Cazzola – Modena

 

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All’incirca nel 1969, mi succedeva di gonfiarmi tutta tanto da non potermi più muovere, né piegare. Ma invocando Padre Gabriele, dovunque mi trovassi (infatti questo gonfiore capitava all'improvviso e in qualsiasi luogo, quasi che venissi gonfiata con una pompa), subito tornavo normale.

Un bel giorno, in quello stesso periodo, dovevo fare delle compere per un motivo conosciuto a Padre Gabriele, mi accadde nuovamente questo fastidio, e mia sorella Fulvia, vedendomi seduta che non mi muovevo, mi incitava a “spicciarmi”; “muoviti” - diceva – “che fai lì ferma?”. Io le rispondevo che non potevo muo­vermi per il gonfiore e che solo Padre Gabriele poteva aiutarmi. Così fu. Come le altre volte, invo­cato Padre Gabriele, il gonfiore sparì e mi potetti alzare.

Fatta la spesa del giorno, tra cui alcuni chili di pomodori, mia sorella andò a portarli presso la famiglia per cui li avevamo comprati. Ci eravamo tra noi rammaricate perché i pomodori erano sì di buona qualità, ma piccolini e ci sem­brava un dono poco presentabile. Mia sorella si recò comunque presso tale famiglia vicino la zona di S. Gio­vanni Bosco per consegnare questi pomodori.

Nel tirarli fuori dalla borsa in cui c'era anche l'al­tra nostra spesa, s’accorse però che i pomodori erano molto più grossi.

Grande fu la meraviglia di mia sorella. Dopo que­sto fatto e saputo anch'io di quanto era avvenuto, con mia sorella ci recammo da Padre Gabriele a rife­rirgli quanto avvenuto.

Entrate da P. Gabriele, dopo averlo ringraziato del­l'episodio del mio gonfiore, mia sorella disse: “Padre, il giorno che mia sorella l'invocava per­ché non poteva muoversi, abbiamo acquistato dei pomodori... (e quindi gli raccontò quanto si era verifi­cato)”.

Padre Gabriele rispose: “Ma non siete contente. Stavate tanto a lamentarvi che erano piccoli, avete visto?” e rideva felice.

Trascorsa una settimana, alle 5 del mattino, ero sveglia (preciso che vivo sola con mia sorella e siamo nubili), stavo a letto (ero distesa e piegata sul fianco destro), all'improvviso mi son vista comparire dallo stesso lato del letto Padre Gabriele che mi dice: “Credevo che fossi guarita e invece ancora non stai a posto, girati” e, accompagnando l'ordine con un gesto della mano, aggiunge: “che ti devo fare l'iniezione”. Ho obbedito girandomi sulla sinistra e Padre Gabriele mi ha fatto davvero l’iniezione sul fianco destro e senza causarmi alcun dolore. Poi è sparito. I1 giorno dopo, di pomeriggio, mi sono recata dal Padre per ringraziarlo. Entrata da Lui il Padre mi ha sorriso, io l'ho ringraziato dicendo: “Eh, Padre era Lei che mi ha fatto l'iniezione”; il Padre ha risposto: “Sì, perché quando la persona non può venire da me, il Signore mi manda”.

Luigina Circi – Roma

 

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Dovevamo recarci a Roma per la festa di Padre Gabriele, ma due giorni prima di partire fui colpita da una febbre che non mi permetteva certo di pren­dere il treno e fare un viaggio di circa 600 km. Telefonai al Padre dicendogli che con grande dispia­cere non potevo venire a Roma perché non stavo bene e avevo la febbre. Padre Gabriele invece mi rispose: “Parti pure per Roma e la febbre la lascerai lassù”. Così fu; presi il treno con mio marito, sostammo a Roma per tre giorni senza che avvertissi più alcun malessere.

Un'altra volta eravamo partiti dal Veneto in treno sempre per recarci a Roma dove avevamo degli impegni. Subito dopo Firenze mi sentii tanto male di cuore, al punto che un religioso salito ad Arezzo, viste le mie condizioni, ritenne opportuno darmi una benedizione. Mio marito, che era con me, mi somministrò le solite medicine; arrivai a Roma in con­dizioni precarie.

Decidemmo di andare subito da Padre Gabriele per poi recarci in albergo. Arrivati con un taxi a Piazza Salerno trovammo però tanta gente che faceva la fila per incontrare il Padre ed allora mi misi a sedere dietro l'altare del Sacro Cuore, anche perché indos­sando un cappotto giallo alquanto vistoso non desi­deravo mettermi in mostra; mio marito si mise in fila per chiamarmi non appena fosse giunto il nostro turno.

Subito dopo fu grande la nostra sorpresa quando il giovane che regolava l'entrata e l'uscita dei fedeli, disse: “Il Padre chiama la signora con il cappotto giallo!”. Nel punto in cui ero seduta non ero certo visibile, né aveva potuto vedermi quando era­vamo entrati in chiesa.

La sosta a Roma fu poi del tutto normale né avvertii più alcun malessere.

F.M. – Treviso

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Ho avuto la fortuna di conoscere Padre Gabriele nel 1975. Quanto piacere parlare con il Padre!

Sentii parlare per la prima volta di Padre Gabriele da una signora nell’occasione di una mia visita al Santua­rio di N.S. di Fatima a S.Vittorino ed il giorno dopo senza esitare andai a trovarlo. Ricordo che allora ero in stato interessante del mio primo fi­glio e fu per me una grande soddisfazione tale incontro, tanto che provai una immensa gioia e mi proposi di ritornare, come infatti poi feci, ma stavolta assieme a mio marito.

Gli episodi di cui sono stata testimone sono vera­mente tanti e per raccontarli ci vorrebbero molte pagine. Mi limito comunque a raccontare una vi­cenda accaduta a me assieme ai due miei figli, che non si trasformò in tragedia certamente solo grazie all’assistenza del Padre.

Mio marito era partito da Prato un mercoledì per recarsi a Roma per lavoro ed io l’avrei raggiunto il successivo venerdì 23 aprile (del 1983), per partire poi as­sieme per Bari. Prima della mia partenza da Prato volli chiedere consiglio a Padre Gabriele poiché si trattava di un viaggio lungo ed ero sola con i miei due figli piccoli, così come del resto avevo fatto in altre occasioni e sempre poi obbedendo ai consigli datimi.

Il Padre dette parere contrario alla mia partenza, ma quella volta avevo tanta premura di partire che non diedi ascolto alle parole con le quali mi dissuade­va da tale viaggio. E infatti la mattina del 23 aprile mi accinsi a partire.

Preciso ancora che quando avevo chiesto telefonicamente consiglio a Padre Gabriele, dicen­dogli che mio marito era partito già per Roma due giorni avanti e che io l’avrei ora raggiunto da sola con i due bambini in automobile, Egli risolutamen­te mi aveva intimato di partire per Roma in treno e non in auto; ma poiché io, sempre per telefo­no, insistevo nel mio desiderio di partire in auto perché il treno mi avrebbe stancata e proprio non mi piaceva, Padre Gabriele allora mi disse risoluto di starmene a casa. Io però rimanevo ferma nel mio proposito senza capire la sua contrarietà e sempre insistendo gli chiesi il suo aiuto; alché Egli as­sentì interrompendo la telefonata.

E' evidente che non avevo riflettuto sulla sua disapprovazione e mi ero sentita tranquilla per la certezza del suo aiuto.

Partii quindi da Prato alle 16 con i bambini seduti sul sedile posteriore e lungo il tragitto trovammo tan­to traffico e tutti insieme recitammo il Rosario. In località Fabro mi fermai per fare rifornimento di benzina e mentre i bambini dormivano pensai di prendere un caffè per scuotere la mia sonnolen­za, ma data l’affluenza di persone al bar vi ri­nunciai e ripresi il viaggio verso Roma.

Intanto i bambini si erano svegliati ed il maggiore di sette anni dava da mangiare al piccolo di tre. Presso Attigliano mi portai nella corsia di sorpas­so, ma mentre in una curva mi accingevo alla manovra strisciai la fiancata di un pullman al quale subito dopo tagliavo la strada.

Come sia andata dopo esattamente non lo ri­cordo poiché ero stata presa da sonnolenza mentre il bam­bino più grande mi chiamava: “Mamma, mamma!”, e purtroppo nel tagliare la strada al pullman pic­chiai contro il guardrail di destra con una lun­ga strisciata al punto di piegare quattro longari­ne del medesimo, mentre la macchina si capovolgeva andando ora a picchiare contro il guardrail di sini­stra e lì piegando ben altre sei longarine; contemporaneamente si spalancava il portellone della mia Renault 5 ed i bambini volavano via dall'auto finendo sull'asfalto in corsìa di sorpasso, mentre io picchiando la testa sul volante mi svegliavo, ma voltandomi indietro non vedevo più i bambini sul sedile.

Ma in­tanto non potevo uscire dalla macchina poiché la stessa era completamente sfasciata e solo l'intervento di due uomini mi consentì di uscire dal finestri­no. Vidi allora che tutte le auto che ci se­guivano si erano fermate ed i miei bambini in piedi nella strada tremanti dalla pau­ra, ma senza alcun danno a meno di piccoli piccoli sgraffi superficiali.

Ricordo il gesto di allora dell’autista del pullman che tornava da una gita con cinquanta ragazzi, il quale mettendosi le mani tra i capelli per la paura avuta, esprimeva la sua meraviglia per il fatto che il pullman si fosse fermato proprio al momento in cui io gli avevo tagliato la strada, evitando così un impatto tremendo che si sarebbe tra­sformato di certo in una terribile sciagura. Ricordo in proposito che la mia velocità era sui cento chilometri orari e mal­grado ciò il pullman si era fermato in un attimo. Seguivano la mia auto delle persone di Milano che, avendo visto tutto, asserirono che quanto era accadu­to si era risolto veramente in un miracolo.

Benché contraria, io ed i miei figli sostammo bre­vemente all’ospedale di Orvieto dopodiché ripar­timmo per Roma. Appena arrivati mi re­cai con i bimbi da Padre Gabriele in Piazza Saler­no per ringraziarlo, ma appena egli ci vide mi rim­proverò dicendo: “Ti darei due schiaffi e la pros­sima volta te li darò se non mi dai ascolto. Avreb­bero dovuto esserci tre bare!”. Disse anche che gli Angeli avevano salvato i bambini. Così il Signore per mezzo di Padre Gabriele ci aveva salvati da una grande tragedia.

Tutto quanto ha potuto Egli ha dato per il prossi­mo e la sua vita è stata tutta indirizzata alla pre­ghiera, alla carità e alla sofferenza.

Caro Padre Gabriele, ti sarò sempre grata di tutto e spero che il Signore darà anche a me l’oc­casione di operare in carità ed amore. Imploro, ora che sei in Cielo, tutta la tua continua assistenza.

Gianna Nunziati - Prato (Firenze)

 

° ° °

 

Già da molti anni mi recavo in Via Belluno 2 presso l'Opera di Padre Gabriele nella qualità di assi­stita.

Sin dall'età di ventuno anni (oggi ne ho sessantadue e all'epoca del fatto cinquantasette), soffrivo di “blocco lombare”, tanto da dovere essere più volte ricoverata d'urgenza: in Francia presso l'ospedale di Castendarie nella provincia di Carcassonne dove lavorava mio marito. Un’altra volta dovetti ricoverarmi anche a Mirano in provincia di Venezia per ben 16 giorni, per fare infil­trazioni al midollo e massaggi per riacquistare l'uso della deambulazione. Ma tante volte anche a casa ero improvvisamente colpita da tale male e per lunghi periodi, specie nelle fasi più acute del male, dovevo fare uso del bastone.

Una mattina, a Via Belluno 2 ove mi ero recata per ritirare gli alimenti ed i vestiti nella mia qualità di assistita dall’Opera di Padre Gabriele, stavo piegata nel corridoio d'in­gresso a scegliere un paio di scarpe tra quelle disponibili quel giorno. Proprio in quell'istante Padre Gabriele usciva per recarsi in chiesa, ma io non l'avevo visto. Mentre quindi ero piegata a scegliere le scarpe, all'improvviso mi sentii colpire da una bastonata alla schiena, proprio dove ero sempre afflitta dal blocco lombare. Mi drizzai di scatto, ma solo per la sorpresa e la paura poiché non avevo avvertito alcun dolore a causa del colpo ricevuto e così potei vedere Padre Gabriele che mi era passato vicino avvolto nel mantello e con un bastone in mano. Gli dissi intimorita, credendo di disturbare il suo passaggio: “Scusi Padre, non l'avevo vista”. Padre Gabriele non disse nulla, mi guardò con il suo viso severo e passò oltre uscendo dal cancello.

Da quel giorno e dopo quel colpo non ebbi più alcun blocco; ora posso anche correre e fare qualunque sforzo senza sentire alcun male.

Elena Gargiulli – Roma

 

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Vi scrivo quale figlia spirituale di Padre Gabriele di cui sentii parlare sin dal 1976.

Quando aveva momenti difficili gli scrivevo e Lui rispondeva alle mie lettere e mi scrutava il cuore. Non inviavo offerte perché non ne avevo la possibilità, una sola volta ho inviato L. 5.000 per il terzo mondo. Ogni venerdì, durante la Santa Messa e la Comunione, mi raccomandavo a Padre Gabriele e pregavo il Signore perché lo volevo conoscere; il Padre ogni anno mi mandava il calen­dario e così l'ho conosciuto, per tramite di quei calendari: erano tesori!

Non possiedo niente e non posso lavorare. Il Padre mandava a dire: “Offri, prega e soffri per la conver­sione e la salvezza dei tuoi cari e che la Madonna di benedica”. Padre Gabriele sapeva tutto della mia sofferenza... Prego perché con l'aiuto di Padre Gabriele e di Padre Pio riesca ad ottenere, grazie alle loro preghiere giacché godono la Bellezza di Dio, la pensione...

Consolazione Torrisi – Catania

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