CENNI SULLA VITA E L'OPERA DI PADRE GABRIELE M. BERARDI

 

 

Padre Gabriele Maria Berardi, al secolo Francesco Berardi, è nato a Carpegna (Pesaro) il 17 febbraio 1912. Entrato giovanissimo nell’Ordine dei Servi di Maria a Nepi (Viterbo), viene ordinato sacerdote il 30 giugno 1935. Trascorre i suoi primi anni di ministero sacerdotale presso la comunità parrocchiale di San Martino ai Servi di Orvieto, dove diviene anche priore e parroco, meritandosi profonda stima sia dal popolo che dal clero locale.

All’inizio della seconda guerra mondiale è chiamato a pre­stare servizio come cappellano militare, potendo così espri­mere il suo vivo interessamento non solo ai bisognosi, ma anche ai perseguitati politici ed ai profughi, sempre a con­tatto diretto con il dolore, I’emarginazione e la disperazione di molti, talvolta al prezzo di drammatiche esperienze perso­nali.

L’eroicità dell’obbedienza a Dio, senza riserve, lo pone nella condizione dolorosa di dover allontanarsi improvvisamente dall’Italia. Si ritro­va così in Francia e lì opera instancabilmente per dieci anni intuendo nelle fragilità dell’uomo l’azione sofisticata del demonio, suo unico e terribile nemico da combattere e scon­figgere.

Rientrato in Italia nel 1957, avvia subito il suo apostolato a Roma presso la comunità parrocchiale dei Sette Santi Fondatori a Piazza Salerno. In quegli stessi anni dà vita alla “Pia Opera Volontari della Carità”, dedita all'assistenza, alla direzione spirituale e all’aiuto dei poveri. La si può qui descrivere con le parole dello stesso Padre Gabriele estratte da una sua pubblicazione: “Che cos’è la Pia Opera di Padre Gabriele? E’ un’associazione di persone prese dalla pas­sione di fare del bene al prossimo in difficoltà. Queste persone si propongono e si impe­gnano a dare il proprio contributo, con le offerte e la collaborazione, al fine di soccorrere i poveri di ogni paese e categoria, nelle loro necessità più urgenti. La Pia Opera assiste migliaia di persone e famiglie indigenti che si presentano presso i suoi uffici di Roma, ma il rag­gio della sua benefica atti­vità si estende anche ad altri bisognosi, quali talu­ni monasteri poveri dell’Italia centrale... si occupa in modo tutto par­ticolare dei sofferenti del Terzo Mondo. come lo Zaire. 1’Africa Orientale, il Kenya, il Brasile... ai quali invia alternativamente medicinali, indu­menti, viveri e somme di denaro. Gli aiuti della Pia Opera vanno anche verso le zone ed i paesi afflitti dalla lebbra e dalle malattie infettive, come pure in quei territori che vengono colpiti da calamità natu­rali. Certo il campo è vasto, i bisognosi sono molti ed i mezzi a disposizione inadeguati. Ma la Divina Provvidenza ci incoraggia c ci sostiene mandando, spesso, anime generose che assicurano, almeno in parte, i mezzi necessari. Tutti possono essere Volontari della Carità contribuendo, con offerte in denaro, indu­menti, viveri ed altre cose utili, al sostenimento e incremento delle attività caritative della Pia Opera...”. Sempre per iniziativa di Padre Gabriele la Pia Opera si evolve giuridicamente per migliorare la propria operatività, divenendo nel 1971, la “Associazione fra i Volontari della Carità”,

Padre Gabriele coopta in questo suo impegno caritativo nume­rosi e generosi laici ai quali affida l’organizzazione e tutti gli aspetti operativi, mentre egli si dedica esclusiva­niente alla direzione spirituale, al ministero del sacramento della penitenza, a frequenti e prolungate pause di preghiera in totale solitudine. In tutto egli mettendo un’energia ed un entusia­smo che valgono a fargli accettare anche non poche incompren­sioni. Di quale affetto e stima sia circondato, soprattutto da parte dei sofferenti, lo attestano le lunghe file di persone che ogni giorno attendono di poter incontrare Padre Gabriele e riceverne 1’aiuto e il conforto. A tale eccezionale affluen­za presso la Chiesa di Piazza Salerno si unisce poi il contatto quotidiano, per telefono e per lettera, con innumerevoli figli spirituali non solo di Roma, ma di ogni parte d’Italia e dall’estero, così da divenire Padre Gabriele un punto di riferimento straordina­rio e tanto da essere ben presto indicato nel lin­guaggio corrente come “il Padre Pio di Roma” o anche “l’esorcista di Piazza Salerno”.

Consapevole dei signi­ficato più profondo della lotta intrapresa contro il male e dei pericoli cui è di conseguenza con­tinuamente esposto, Padre Gabriele fa della Carità il suo stes­so scudo, esprimendola in forma eroica e promuovendola quale esempio di vita cristiana tra i laici. Nello statuto dell’Associazione fra i Volontari della Carità, Padre Gabriele ha infatti voluto specificare che questa “ha lo scopo di promuovere ed incrementare l’esercizio della carità tra gli uomini e di lottare per il riscatto dei poveri dalla miseria”.

Tale è I'impegno senza sosta di Padre Gabriele, un frate che fa sue a tal punto le povertà di ogni uomo, da sentire il biso­gno irrinunciabile di salire verso Dio, di unirsi completamente a Lui, ricorrendo ogni notte, fino all’ultimo giorno della sua vita terrena, alla preghiera ascetica e contemplativa su di un eremo in cima ad un colle, Poggio Cesi, nei pressi di Sant’Angelo Romano località non lontana da Roma, che diviene così per sua iniziativa il “Monte dell’Orazione”.

Padre Gabriele chiude gli occhi al mondo il 22 novembre 1984.

 

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I VOLONTARI DELLA CARITA’ E LA CAUSA DI CANONIZZAZIONE

 

I Volontari della Carità, dopo la sua scomparsa hanno proseguito instancabili l’opera di Padre Gabriele senza mai interrompere l’assistenza ai poveri; curano inoltre la redazione di libri, opuscoli ed altre pubblica­zioni con cui ne mantengono vivo il ricordo e ne diffondono il pensiero e 1’esempio in Italia e all’estero.

Il 13 giugno 1989, S.Em. il Cardinale Ugo Poletti Vicario di S.S. Papa Giovanni Paolo II, accogliendo l’istanza della Presidente dell’Associazione fra i Volontari della Carità, Gabriella Pasquali Carlizzi, ratifica la nomina del Postulatore della Causa di Canonizzazione del Servo di Dio Padre Gabriele Maria Berardi.

Migliaia e migliaia le testimonianze già raccolte sull’instanca­bile ed eroica dedizione di Padre Gabriele al servizio di Dio, sulla sua straordinaria devozione alla Madonna, sulla sua amici­zia e comunione spirituale con Padre Pio da Pietrelcina e con Madre Speranza da Collevalenza, sui suoi tempestivi interventi di inter­cessione in soccorso di quanti, rivoltisi a lui per le necessità più diverse, hanno poi trovato soluzione ai problemi fisici, spiritua­li, di lavoro, familiari ed esistenziali, propri o di parenti e cono­scenti, sia nel corso della sua vita terrena che dopo la sua morte.

Si è sentita inoltre forte negli ultimi anni tra i figli spirituali di Padre Gabriele l’esigenza di un organismo che recasse chiaro in sé il suo nome e così, il 3 aprile 2001, si è dato vita ad una asso­ciazione onlus denominata Opera “Padre Gabriele”, dotata di uno statuto ben articolato e adeguato ad affrontare le nuove povertà del terzo millennio.

I figli spirituali di Padre Gabriele, coloro che lo hanno cono­sciuto e che hanno goduto e godono dei benefici della sua pre­ghiera, auspicano vivamente che la Chiesa Cattolica voglia un giorno annoverare tra i suoi Santi anche questa figura esemplare di frate e di uomo.

 

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DALLE MEDITAZIONI DI PADRE GABRIELE

 

La Santa Messa – “… Oh se potessimo conoscere, se sapessimo approfondire e comprendere nelle misure possibili le grandezze di questo dolce mistero! Oh quanto diversamente noi assisteremmo alla Santa Messa, con quale avidità noi vi andremmo, con quanto amore, con quanta fede e con quale beneficio noi sentiremmo l’abbondanza dei meriti, delle grazie, degli aiuti, della misericordia di Dio per Gesù Cristo, Nostro Signore, che si offre per noi, in noi, con noi, ogni giorno…”.

La Perseveranza – “… Coraggio dunque! Avanti! Siate perseveranti, fatevi santi, perché non c’è altro fine, altra giustificazione della nostra presenza nella casa di Dio. Bisogna arrivare, bisogna riformarci, bisogna che ci convertiamo, che ci trasformiamo, che ci santifichiamo. Siate santi, perché Chi vi ha chiamato è santo. Avendo risposto, avendo cominciato, essendo sulla strada, andate fino in fondo, con l’aiuto di Dio, con la sua volontà, con il dono della santa Perseveranza…”.

La Fede – “… La fede è la presenza continua di Dio. Vita di Dio. Vivere in Dio, vedere Dio in tutto, vederlo in tutto ciò che accade, riconoscere la sua presenza. Constatare la sua Divina Provvidenza attorno a noi, nelle persone, nelle cose che ci circondano, equivale ad amarlo e quindi, se l’amiamo veramente, a servirlo spontaneamente, generosamente. Vedete come tutto viene dal germe della fede? Tutto il calore della vita divampa da questa scintilla: la Fede…”.

La Preghiera – “… Che cosa grande è la preghiera! Oh se si capisse cosa vuol dire pregare e poi ancora la preziosità del dono di saper pregare! Pregare significa abbandonarsi, significa confidarsi, sfogarci. La preghiera è un colloquio con Dio cuore a cuore; la preghiera è una confessione con Dio fatta a tu per tu, è una confidenza, uno scambio di confidenze con il Signore. La Preghiera è il linguaggio amichevole dell’anima con Dio.

La preziosità del Tempo – “… Che cos’è il tempo? E' un dono di Dio. Ti dò cinque minuti per sal­varti, per riflettere, poiché adesso non ricordi, ti dò cinque minuti per finire e, se riesci, sarai promossa. Vedete, da questo tempo qui dipende la nostra sorte; e il Signore ci dice: “Ti dò trent'anni per salvarti, datti da fare, non li perdere!”. Sono tutti necessari, tutti i minuti e gli istan­ti. Spendiamo bene il nostro tempo, perché col Tempo si compra l’eternità…”.

 

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